Trent’anni di storia, centinaia di migliaia di azienda e lavoratori dell’artigianato tutelati e un modello di solidarietà che ha dimostrato una straordinaria capacità di adattamento ai continui mutamenti del contesto socioeconomico. Questa è, in sintesi, la traiettoria del sistema di bilateralità artigiana, a partira da Ebna che oggi alla Sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma ha celebrato il trentennale dell’ente, alla presenza delle organizzazioni fondatrici, inclusa CLAAI, rappresentata sul palco dal Segretario Generale Marco Accornero e da una delegazione composta dal nostro responsabile delle politiche sindacali Giuseppe Lazzeroni e dal nostro funzionario della sede di Roma Paolo Sebaste.
A trent’anni dalla sua nascita – è stato ricordato – la bilateralità artigiana continua a dimostrarsi non solo necessaria, ma strategicamente vitale per il settore. La sfida per il futuro sarà quella di preservarne l’identità mutualistica, ampliandone al contempo l’efficacia e l’accessibilità, al fine di rispondere in modo proattivo ai bisogni emergenti delle nuove generazioni di lavoratori e imprenditori.
Secondo Accornero, intervenuto nel corso del dibattito, c’è innanzitutto una grande prospettiva da cogliere: abbiamo un mondo intero che guarda al Made in Italy come sinonimo di qualità. “L’intelligenza artificiale ci potrà aiutare in tante cose: nella logistica, nella personalizzazione del prodotto, nell’e-commerce, nella prototipazione, creare soluzioni su misura in tempi rapidi, senza perdere il valore del lavoro fatto con le mani e con il cuore.” E in un mondo così connesso e interdipendente, continua il Segretario di CLAAI, “l’artigianato diventa la nostra carta vincente: filiera corta, radici nel territorio, qualità che parla da sola. Oggi, grazie al digitale, anche la piccola bottega può arrivare dall’altra parte del mondo, con il cliente che può diventare parte del processo creativo: può scegliere, contribuire, dare forma alla propria idea”.
Al 31 marzo 2025 in Italia risultano registrate oltre 1,24 milioni di imprese artigiane, pari al 21,2 % del totale del tessuto imprenditoriale nazionale — e tra i mestieri in crescita spiccano gli specialisti ICT, con un aumento del 5,4 %, mentre mestieri tradizionali come falegnami mostrano flessioni (-10,9 %) nel medesimo periodo.
I dati, come noto, sono negativi ed integrati da una sempre maggiore presenza straniera. E per salvare l’artigianato in Italia – ha ricordato ancora Accornero – serve semplificazione, credito, formazione, digitalizzazione: “Non possiamo applicare le stesse norme pensate per la grande industria a chi lavora con passione, a mano, nel suo laboratorio anche con più addetti ma dove la qualità, creatività, personalizzazione e rifinitura a mano sono prevalenti. Le politiche pubbliche devono tener conto della realtà dell’artigianato: piccole dimensioni, manualità, la progettazione personalizzata ed tailoring produttivo, legame con il territorio.”
E poi la sfida più grande:i giovani e l’inverno demografico. “Molti ragazzi – ha concluso Accornero – non conoscono più i mestieri artigiani. Ma non perché non vogliano farli — spesso nessuno glieli ha mostrati davvero. Dobbiamo far capire che l’artigianato non è il passato: è un modo moderno, sostenibile e creativo di costruire il futuro. C’è poi la drammatica crisi demografica che ci deve interrogare e fare passi avanti su una immigrazione regolare ed inclusiva capace di portare nuove energie e nuove mani e intelligenze nei nostri laboratori.”
Nell’immagine, i principali dati del bilancio sociale di Ebna.