Quasi 5 miliardi di euro. E’ questa la stratosferica cifra che le pmi artigiane italiane potrebbero essere chiamate a mettere a disposizione nelle buste paga dei loro dipendenti, in base a una stima della Confederazione Libere Associazioni Artigiane Italiane, come anticipo del Trattamento di Fine Rapporto secondo gli intendimenti del Governo.

“Nelle pmi sotto i cinquanta dipendenti, tipiche dei settori artigiani – commenta il segretario generale della Claai, Marco Accornero – il Tfr di chi non ha scelto un fondo pensione dopo la riforma del 2006, ovvero la maggior parte dei lavoratori italiani, resta in azienda. Le imprese usano questo denaro per finanziarsi, soprattutto in tempi di crisi di liquidità e stretta creditizia come in questi anni. L’ammontare totale annuo accumulato dagli italiani vale circa 25 miliardi di euro. Di questi il 40% matura nelle pmi che, con 3,2 milioni di occupati, accantonano circa 9 miliardi di euro di Tfr, intesi come costo aziendale lordo.”

“Chiedere alle nostre imprese artigiane – denuncia Accornero – di mettere a disposizione il 50% dei Tfr accantonati, circa 4,5 miliardi di euro in totale, nelle buste paga dei dipendenti significherebbe affondare definitivamente la gran parte delle aziende, già alle prese con pesanti asfissie finanziarie dovute alla crisi dei mercati, alla stessa stretta creditizia imposta dagli istituti di credito, all’imposizione fiscale insostenibile e al costo del lavoro elevato.”

“Facciamo appello al Governo – conclude Accornero – affinchè valuti attentamente questi numeri ed esoneri le micro, piccole e medie imprese italiane da questa iniziativa o, in subordine, preveda la concessione di crediti bancari destinati a questo scopo a tassi minimi.”