Quarantacinquemila piccole e medie imprese italiane, di cui molte artigiane, per circa 800mila lavoratori a repentaglio.
Suscita allarme e preoccupazione alla Claai-Confederazione Libere Associazioni Artigiane Italiane, ed in generale tra le parti sociali del Paese, la notizia circa gli esiti di un primo incontro fra Ministero del Lavoro, Inps e Regioni in merito ai criteri di utilizzo della Cassa Integrazione in deroga.
Da questo confronto emerge che Ministero e Inps imporrebbero alle Regioni un controllo preventivo sui decreti di autorizzazione delle domande di ammortizzatori sociali in deroga.
Di fatto, in base a un controllo preventivo di compatibilità finanziaria, le imprese non potrebbero procedere alla sospensione dei lavoratori fino a quando l’Inps non certifichi la copertura di ogni accordo aziendale.
Nella realtà, le imprese in difficoltà metterebbero in cassa integrazione del personale con la spada di Damocle della non preventiva autorizzazione, che potrebbe arrivare anche a distanza di mesi stante la mole di domande pendenti. In queste condizioni, le aziende sarebbero soggette, in caso di diniego di autorizzazione, a sostenere interamente i costi della mancata concessione di cassa integrazione in deroga, pur non avendo fatto lavorare i dipendenti interessati dalla cassa, rischiando così di fallire.
“Si tratterebbe di un gravissimo danno alla praticabilità gestionale del ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga – spiega il segretario generale della Claai, Marco Accornero –, ma anche di una messa in discussione della validità delle sospensioni ad oggi avviate. Questa cervellotica e burocratica interpretazione restrittiva da parte del livello centrale va nettamente in contrasto con gli accordi-quadro regionali e con i criteri applicativi definiti dalle Regioni e parti sociali, che avevano naturalmente agito in base alle norme in vigore e a precise rassicurazioni raccolte da Regioni e sedi Inps regionali”.
La Claii ha stimato che per il 2014 dovrebbero essere circa 45mila le pmi interessate alla cig in deroga, per un numero complessivo di lavoratori stimato in 800mila unità.
“La posizione del Ministero del Lavoro, se confermata – sostiene Accornero -, restringerebbe ulteriormente le modalità di concessione della Cigd, generando una indeterminatezza, una confusione e un allarme deleteri per la tenuta delle economie territoriali, tanto da far avviare immediatamente le procedure di licenziamento al posto dell’iter di richiesta di cassa integrazione per difendere l’azienda e i residui posti di lavoro. Sarebbe in definitiva opportuno, soprattutto in materie di estrema delicatezza per la coesione sociale e le effettive possibilità di ripresa, superare un clima di incertezza normativa e di grave disconoscimento del ruolo delle Parti sociali e delle Regioni, che hanno saputo fino ad oggi gestire con equilibrio politico e contabile lo strumento della Cassa Integrazione in deroga”.