“L’intenzione è ottima, ma i risultati rischiano di avere l’effetto opposto.”

La Claai esprime riservo, per voce del segretario generale, Marco Accornero, sul Decreto Legge Lavoro licenziato dall’Esecutivo Renzi e pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

“Nel complesso – rimarca Accornero – il provvedimento va nella giusta direzione di riformare profondamente la legge Fornero in materia di contratti di lavoro, con l’impegno di liberalizzare e  rendere più flessibile un mercato fino ad ora troppo rigido. Bene sul fronte della causalità e delle proroghe. Purtroppo, però,  per quanto riguarda i contratti a termine si rischia di ottenere un risultato contrario a quanto auspicato con l’introduzione del limite del 20%, prima assente, di queste tipologie di contratti nel complesso dei rapporti aziendali.”

Le nuove disposizioni in materia di contratti a termine sono contenute nel capo I, Articolo 1, del “Disegno di legge per la conversione in legge del decreto legge marzo 2014, n.34 recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese.” All’interno del testo si specifica che i cambiamenti sono stati introdotti con l’obiettivo di facilitare il ricorso a tale tipologia contrattuale.

In particolare, il numero di impiegati assunti con contratto a termine non potrà superare il 20% dell’organico complessivo. In altre parole, su 10 dipendenti solo due potranno avere un contratto a tempo determinato. Fanno però eccezione le aziende con meno di 5 dipendenti, che avranno  la possibilità di stipulare comunque un solo contratto a termine.

“La realtà delle imprese artigiane è ben diversa – commenta il segretario generale degli artigiani -. La stragrande maggioranza delle nostre aziende ha tra 1 e 5 dipendenti e spesso la maggior parte di essi sono assunti con contratti a termine. Con l’introduzione del vincolo del 20% si mette a rischio più di un terzo di questi posti di lavoro, perché in questi casi solo un lavoratore potrà essere dipendente a queste condizioni. La ricaduta potrebbe essere pesantemente negativa sia sul fronte dei rinnovi contrattuali a tempo determinato, sia della stipulazione di nuovi rapporti di questo tipo. Infatti i piccoli imprenditori artigiani che avessero già in corso un rapporto a tempo determinato non potranno avviarne un secondo pur avendone la necessità. La possibile deroga affidata alla contrattazione collettiva non è sufficiente e potrebbe produrre effetti tardivi contraddicendo la forza di immediata efficacia che si voleva dare attraverso il decreto.”

La Claai calcola che in Italia, con questa riforma, rischierebbero quindi di non poter rinnovare il contratto a tempo determinato o di non essere assunti con questa formula circa 38mila lavoratori.

“Auspichiamo – conclude Accornero – che in sede di conversione in legge questa complicazione possa essere risolta dal Parlamento, eliminando il  vincolo introdotto che penalizzerebbe le piccole imprese artigiane o che almeno il limite venga elevato da uno a tre lavoratori a contratto a tempo determinato su 5.”