In Italia 14.700 extracomunitari fanno impresa nel settore alimentare, tra commercio e ristorazione, e se al food dedicato si aggiungono i servizi alla persona si arriva a oltre 13mila attività.

E’ quanto emerge da uno studio della Confederazione libere associazioni artigiane italiane (Claai), condotto sulle stime fornite dall’ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza. Gli introiti che derivano da queste attività, generati da servizi e vendite dirette a extracomunitari, ammontano a 3,5 miliardi di euro.

“Se dentro l’Expo si scelgono percorsi esperienziali tra cibi etnici, tutti i giorni il business del food internazionale si manifesta tra le strade e i locali delle nostre città tant’è che sono 14.700 gli extracomunitari che fanno impresa nel settore alimentare, tra commercio e ristorazione: se al food si aggiunge poi l’economia dei servizi alla persona, fatta dagli extracomunitari per gli extracomunitari, si arriva a oltre 113mila imprese extra-Ue, considerando appunto le attività della ristorazione, dell’import-export di alimentari e non solo, i supermercati kosher, i riparatori cinesi e i parrucchieri che fanno treccine”, dichiara il segretario generale della Claai, Marco Accornero.

Con 16.570 imprese straniere attive nel 2014, la Lombardia è la Regione più multietnica d’Italia: qui gli stranieri sono impegnati soprattutto nel commercio al dettaglio ambulante di tessili,  abbigliamento ed ad altri prodotti (9.634 imprese) e nel take away (2.391), attività di ristorazione
senza somministrazione con preparazione di cibi d’asporto. Seguono, per numero di imprese straniere, la Campania con 15.408 imprese e la Sicilia (11.424). Guardando ai singoli settori, il commercio ambulante assorbe oltre 85mila attività tra take away e bancarelle.