Sono 45mila le imprese individuali gestite da titolari cinesi in Italia, in crescita del 3,9% rispetto al 2013 e del 143,8% negli ultimi dieci anni.

E’ il quadro che emerge da un’analisi condotta dalla Confederazione libere associazioni artigiane italiane (Claai) su dati forniti dalla Camera di Commercio di Milano.

Gli imprenditori cinesi sono più giovani della media (il 30,4% ha meno di 35 anni contro una media generale che per le imprese individuali è del 14,2%) e con una maggiore presenza femminile (quasi un titolare su due, 46,9%, è donna contro una media di poco più di una su cinque, 22,4%).

La distribuzione territoriale dell’attivita’ imprenditoriale cinese in Italia vede la Toscana leader tra le Regioni con una presenza del 21 per cento. In Lombardia le imprese individuali con titolare cinese sono quasi 9mila, in crescita del 7,1% in un anno e del 139,2% in dieci anni.

Le imprese gestite dai cinesi sono soprattutto attive nei settori del manifatturiero, del commercio e della ristorazione, ma pesano anche le attività di servizi alla persona, pari al 14,7% del totale.

I dati testimoniano la forte vitalità e la spiccata attitudine degli immigrati cinesi all’imprenditorialità“, commenta il segretario nazionale della Claai, Marco Accornero. “L’impresa artigiana di origine straniera – aggiunge Accornero – sta contribuendo in maniera determinante a sopperire al drastico calo di micro e piccole aziende italiane, ma alcune attività risultano talvolta in parte o del tutto estranee alle regole normative e fiscali del nostro Paese, generando una forma di concorrenza sleale, oltre che illegale“.  “Servono controlli piu’ incisivi“, conclude il segretario nazionale della Claai.