“In una settimana di conflitto le farine provenienti dall’Ucraina, il granaio dell’Europa, sono aumentate del 40/50%.Nel giro di anno sono aumentate del 150%. Non possiamo scaricare questi aumenti sul costo del pane. Si lavora in perdita per mantenere il rapporto con i clienti. Ma fino a quando noi panettieri potremmo reggere? Il caro energia ci ha già messo in ginocchio. Ci sono decine di panetterie a rischio.”
Stefano Fugazza, presidente di Unione Artigiani, terza generazione di panettieri di Lambrate, avverte: “La situazione è destinata a peggiorare. L’intera filiera del pane è ad un passo dal baratro, sono impazziti anche i valori di burro, lieviti, olio, marmellate, cioccolato. Fra poco mancheranno i fertilizzanti che arrivano dall’Ucraina per i campi di mais, i coltivatori sono già alle prese con il caro gasolio agricolo, aggiungiamoci i costi dei trasporti, le bollette per i forni, i problemi dei cambiamenti climatici .Aggiungiamo che qualche produttore italiano di grano sarà tentato di mantenere i suoi silos pieni per massimizzare i guadagni. E ora l’ultima mazzata”.
Secondo i dati della Camera di Commercio – elaborati dall’Ufficio Studi di Unione Artigiani – in dieci anni nell’area metropolitana di Milano le panetterie artigiane sono aumentate del 30%, mentre le rivendite di pane sono calate del 17%. Ha resistito in particolare chi ha unisce la produzione con la ristorazione, in particolare nei centri storici o nelle vie dello shopping o degli uffici, con questi ultimi che si interrogano sulle nuovi abitudini dello smart-working. “Siamo convinti che non si rinuncerà al pane di qualità artigiana – conclude il Segretario Generale di CLAAI e di Unione Artigiani Marco Accornero – ma fino a quando riusciremo a mantenere il cliente medio? Serve un intervento sull’intera filiera, altrimenti fra poco troveremo il pane solo nella grande distribuzione.”