Lo temevamo che per la nuova Tassa sui Servizi Indivisibili si rischiava l’ennesima stangata sugli artigiani all’insegna del motto “Paga e Tasi!”.

L’arrivo della nuova tassa, o meglio la sua definitiva messa a punto da parte del governo, potrebbe costare alle imprese almeno un miliardo, addirittura due se solo alla Tasi dovesse essere aggiunta la quota massima Imu sulle abitazioni diverse da quella principale e sugli immobili strumentali.

Preoccupazioni che, ad oggi, paiono profilarsi come certezze. Applicando l’aliquota base dell’uno per mille, solo sui capannoni sarebbe previsto un aumento di quasi 650 milioni di euro di entrate fiscali. La tassa complessivamente dovrebbe costare alle imprese italiane un miliardo di euro. Importo che potrebbe risultare addirittura molto più alto. Insomma, la definizione del nuovo quadro normativo, dopo mille polemiche e un dibattito durato oltre un anno, si è tradotta in una mazzata sul mondo produttivo di portata davvero notevole.

Sulla base delle decisioni assunte dal Consiglio dei ministri venerdì 28 febbraio, l’aliquota massima Imu più Tasi sugli immobili strumentali potrà arrivare all’11,4 per mille.

“Siamo all’ennesima follia: si parla bene e si razzola male. Alle parole di presentazione del nuovo Esecutivo, che avevano alimentato attese e speranze – rimarca il segretario generale della Claai, Marco Accornero –, stanno seguendo fatti del tutto contrari e gravosi per le pmi artigiane. Il prelievo della Tasi su negozi, uffici e capannoni supererà il miliardo di euro impedendo alle micro, piccole e medie imrpese artigiane non solo l’aggancio di una flebile ripresa, ma affossando definitivamente le attività produttive, anche quelle che sino ad ora avevano dribblato la crisi”.

Le amministrazioni comunali che oggi versano in gravi difficoltà finanziarie, e purtroppo sono parecchie, applicheranno sui capannoni e sui laboratori  un’ aliquota ben superiore a quella base. Il prelievo che graverà sulle oltre 4 milioni e 400mila unità immobiliari ad uso produttivo sarà sicuramente superiore al miliardo stimato inizialmente. Ossigeno tolto alle imprese, risorse senza le quali investimenti e sopravvivenza di tante aziende verranno messe a repentaglio.

“Promettere la riduzione dell’Irap, il pagamento di tutti i debiti accumulati dalla pubblica amministrazione e l’istituzione di un fondo di garanzia per agevolare l’accesso al credito è stata un’illusione – sottolinea Accornero -. Approvare nel primo Consiglio dei ministri un decreto che aggrava ulteriormente il carico fiscale sulle aziende rappresenta un vero colpo di grazia per le pmi, non solo materiale, ma anche morale.”