Le imprese italiane, tra novembre e dicembre, saranno chiamate a versare quasi 100 miliardi di euro di imposte. Tra il versamento delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori familiari, le ritenute in capo ai lavoratori autonomi, l’Iva, gli acconti Irpef, Ires e Irap, il versamento dell’ultima rata dell’Imu e della Tasi, le aziende dovranno onorare 25 scadenze fiscali: una media impressionante di un obolo ogni due giorni.
Secondo la Claai-Confederazione Libere Associazioni Artigiane Italiane ammontano a poco più di cento le tasse tra addizionali, bolli, canoni, cedolare, concessioni, contributi, diritti, imposte, maggiorazioni, ritenute, sovraimposte, tasse e tributi. Tra le imposte più criticate, l’addizionale regionale all’accisa sul gas naturale (che si configura come una tassa calcolata su una tassa) e l’imposta provinciale di trascrizione (che si paga alle Province, che dovrebbero essere state soppresse, quando si acquista un’auto nuova).
“Il commento a questi numeri sarebbe superfluo – tuona il segretario generale della Claai, Marco Accornero -, se non stessimo parlando di aspetti talvolta drammatici per la quotidianità di ciascun imprenditore italiano, soprattutto se piccolo. Urgono provvedimenti di semplificazione perchè, al di là della pesentezza insostenibile del carico fiscale gravante sulle imprese, va rimarcato il costo nascosto, e a sua volta ormai insostenibile, che la miriade di adempimenti fiscali impone agli imprenditori. I 100 miliardi stimati di tasse da pagare entro fine anno potrebbero anche raddoppiare se sommassimo tutti costi sostenuti dalle imprese per adempiere al loro pagamento. Sotto questo profilo non siamo affatto un Paese civile e siamo ben lungi da qualsiasi paragone con l’Europa.”