Il cuneo fiscale è in Italia “di ben 10 punti” superiore a quello che si registra mediamente nel resto d’Europa: il 49% viene infatti prelevato “a titolo di contributi e di imposte”. Così la Corte dei Conti nel Rapporto 2017 sulla finanza pubblica, parlando di “limiti e dispersioni” del sistema fiscale italiano. I magistrati contabili evidenziano l’esigenza di ridurre la pressione fiscale sottolineando che “un’esposizione tributaria tanto marcata non aiuta il contrasto all’economia sommersa e la lotta all’evasione”.

“Nonostante le incertezze iniziali – rileva d’altra parte la Corte – l’andamento dell’economia italiana sembra aver segnato un’inversione di marcia verso un’espansione meno fragile e più qualitativa”. Allo stesso tempo però il sentiero del risanamento finanziario è per l’Italia “più faticoso” rispetto agli altri Paesi europei, anche se “necessario considerato il maggior livello del debito”.

Nelle ultime manovre – rileva ancora – il Governo ha previsto un “rilevante contributo” dalle misure di contrasto all’evasione. Tuttavia “le difficoltà di verifica in sede di consuntivo inducono cautela nell’utilizzare tali proventi, per loro natura incerti, per finanziare maggiori spese o riduzioni di entrata certe”.

“Il contributo  delle dismissioni – si evidenzia ancora – certamente necessario, potrà difficilmente risultare determinante nel breve-medio periodo. E d’altra parte in un contesto di crescita moderata, riduzioni rapide del debito potrebbero essere eccessivamente costose”. Secondo la Corte, “occorre quindi porre il debito su un sentiero discendente, non troppo ripido ma costante, procedendo speditamente alle azioni di riforme strutturali per sostenere la crescita e migliorare, anche sotto questo profilo, le condizioni di sostenibilità della finanza pubblica”.