Ha avuto vita brevissima lo sconto in fattura per i lavori di ristrutturazione che danno diritto a ecobonus o sismabonus, introdotto col decreto Crescita pochi mesi fa.

La commissione Bilancio del Senato ha approvato un emendamento al testo della manovra, che di fatto cancella la possibilità di cedere il proprio credito d’imposta ai fornitori ottenendo in cambio lo sconto equivalente direttamente sul corrispettivo da pagare per i lavori.

La misura valeva per interventi volti a migliorare l’efficienza energetica delle case, tramite l’installazione di pannelli fotovoltaici o il cambio degli infissi o delle caldaie, e per chi ha dovuto fare lavori su beni danneggiamenti da scosse sismiche.

È stata applicata per pochi mesi, dall’approvazione del dl Crescita, ma a partire dal 2020 non sarà più possibile sfruttare quel meccanismo con il quale si poteva cedere il proprio sconto fiscale ai fornitori che avrebbero poi scalato l’importo della detrazione direttamente sulla somma da pagare per i lavori.

In pratica, si poteva monetizzare subito la detrazione fiscale per risparmio energetico, ottenendo dal venditore uno sconto immediato invece che aspettare di recuperare la detrazione in 10 anni. Chi effettuava lavori in casa come la sostituzione di infissi e caldaie a condensazione, la messa in sicurezza antisismica o la riqualificazione energetica dell’edificio, otteneva il contributo direttamente dal fornitore.

“La norma penalizzava, escludendo dal mercato tutte le pmi del Sistema casa che solo per scarsa liquidità finanziaria e insufficiente capienza fiscale per compensare il credito d’imposta, non erano in grado di praticare lo sconto”, pecisa il segretario generale della Claai, Marco Accornero. “La norma invece avvantaggiava grosse aziende non solo nazionali anzi soprattutto estere. Gli artigiani e le pmi in genere non possono e non devono essere considerate una “banca”. Il Governo deve garantire pari diritti per tutti gli operatori, grandi e piccoli. Grazie a questo intervento, che recepisce anche la precisa presa di posizione critica della Claai in merito, si ristabilisce un principio di parità di trattamento e si risana una situazione di squilibrio nel mercato che nel lungo andare avrebbe danneggiato l’intera economia rischiando il collasso di tantissime imprese del comparto casa”.