Torna a crescere la competitività delle imprese italiane, grazie soprattutto a un tasso di imprenditorialità che supera di gran lunga colossi come Germania e Francia e che fa delle micro e piccole imprese italiane una colonna portante del sistema economico del Paese.

A certificarlo è l’Istat, secondo cui il quadro generale della struttura produttiva italiana è caratterizzato dal perdurare degli effetti della crisi economica, riflessi dal drastico calo del numero di  imprese, scese nel 2014 a poco meno di 61 ogni mille abitanti.

Nonostante la diminuzione del numero di imprese, la dimensione media rimane sostanzialmente stabile (si attesta a poco meno di 4 addetti: il settore della micro impresa conserva perciò un ruolo non trascurabile nell’intero sistema produttivo. È quanto emerge dal rapporto Istat “Noi Italia”.

È proprio la micro impresa, nel  settore dei servizi, a dominare il panorama delle attività del sistema economico italiano, che come nei sistemi economici più avanzati, manifesta la tendenza alla diminuzione dell’intensità industriale con organizzazioni più complesse di dimensioni medie.

Il tasso di imprenditorialità –  calcolato come rapporto tra numero di lavoratori indipendenti e totale dei lavoratori delle imprese – nel 2014 si attesta al 29,8% e fra i paesi dell’Unione europea risulta secondo solo alla Grecia; tra le maggiori economie dell’area, Germania e Francia presentano quote decisamente più contenute (9,1 e 10,2%). Sul territorio nazionale, la propensione all’imprenditorialità si conferma maggiore nel Mezzogiorno (37,6%) rispetto al Centro-Nord (27,9%).

Si è interrotta la perdita di competitività delle imprese italiane che ha caratterizzato il biennio 2012-2013; nel 2014 le imprese italiane hanno prodotto mediamente circa 125 euro di valore aggiunto per addetto ogni 100 euro di costo del lavoro unitario. Le regioni del Nord-ovest fanno registrare i livelli di competitività più elevati, mentre il Mezzogiorno registra valori inferiori alla media nazionale. L’analisi a livello europeo mette in risalto la situazione di sofferenza delle imprese italiane, al terzultimo posto della graduatoria nel 2013: una competitività inferiore caratterizza solo le imprese di Francia e Grecia.