Mancano pochi giorni al termine per adeguarsi al nuovo Regolamento UE 2016/679 detto Regolamento Europeo sulla Privacy (GDPR), che entrerà definitivamente in vigore il 25 maggio 2018 in tutti gli stati membri dell’Unione Europea e regolerà la gestione dei dati personali (privacy) senza necessità di leggi nazionali di recepimento.

In un’era come la nostra, dove la tecnologia ormai è presente a tutti i livelli, la raccolta dei dati personali diventa una vera e propria “materia prima” della nostra economia. Preso coscienza di quanto oggi i dati personali siano diventati la base per lo sviluppo di nuovi servizi e prodotti innovativi, soltanto regolando le condizione di raccolta, gestione e uso si potrà perseguire l’obiettivo di un’economia basata sull’uso esteso dei dati personali, nel pieno rispetto dei diritti della persona.

Con il nuovo regolamento europeo si fa così un vero e proprio salto di qualità, passando da un approccio meramente giuridico ad un approccio strategico di gestione aziendale. Anche se, nella fattispecie concreta, sono poche le aziende che la pensano esattamente così!

Il Regolamento UE 2016/679 è stato emanato il 27 aprile 2016, e gli stati membri hanno avuto 2 anni di tempo per mettersi in regola: tuttavia, è notizia di stamattina (diffusa dall’ANSA) che, a pochi giorni dal momento clou, c’è ancora quasi la metà degli stati membri a non esser pronta.

E le aziende italiane, a che punto sono?

“Sono decisamente in ritardo sulla tabella di marcia: almeno quelle a cui abbiamo chiesto direttamente, settimana scorsa, a che punto fossero” ci racconta Delia Caraci, consulente di web marketing “su una cinquantina di aziende, solamente 6 ci hanno risposto di aver completato tutto il percorso necessario per adeguarsi. Una percentuale veramente bassa”.

Un dato preoccupante, considerando anche il clima di fake news che si è creato intorno all’argomento.

“Su internet circolano informazioni di ogni tipo” continua Caraci “e molte di queste sono completamente sbagliate: molti siti web, nati ad hoc per sfruttare il momento e arrivare in prima pagina google, pubblicano notizie del tutto false e strumentali a vendere i servizi professionali, proposti dal sito stesso”.

Al punto che il Garante privacy, il 19 aprile scorso, si è dovuto pronunciare sul tema del presunto differimento dell’applicazione alle sanzioni, pubblicando il seguente comunicato ufficiale:

“Con riferimento a notizie circolanti in Internet, è necessario precisare che non è vero che il Garante per la protezione dei dati si sia pronunciato sul differimento dello svolgimento delle funzioni ispettive e sanzionatorie né il provvedimento richiamato nei siti attiene a tale materia. Nessun provvedimento del Garante, peraltro, potrebbe incidere sulla data di entrata in vigore del Regolamento europeo fissata al 25 maggio 2018.” (Fonte: Garante Privacy).

In un clima di sovrabbondanza di notizie – di cui molte sbagliate – il consiglio è di consultare sempre le fonti ufficiali, oppure i siti web che le citano direttamente: ad esempio, sul sito Datalog.it trovate molti articoli sul tema del GDPR, come questo “GDPR Privacy 2018: cos’è e come si gestisce” che riporta una spiegazione semplificata delle principali novità e tutti i riferimenti alle fonti ufficiali.

Sullo stesso sito, nella pagina dedicata al software GDPR trovate inoltre, a circa a metà della pagina, la sezione “La normativa punto per punto” con un elenco di tutte le novità e il link ai relativi articoli del blog professionale. Una sorta di mini-guida che potrebbe tornare molto utile.

 

 

 

(fonte: Il Giornale Pmi)