da “Il Sole 24 Ore” – 3 dicembre 2018 – di Filomena Greco

Un cantiere, non soltanto un progetto, che rappresenta il focus della mobilitazione del mondo produttivo a favore delle infrastrutture e dello sviluppo. La Torino-Lione è stata al centro dei lavori delle dodici sigle del mondo produttivo riunita a Torino. Una mobilitazione che ha portato in città i consigli direttivi di Confindustria e delle sigle dell’artigianato, del commercio, il mondo delle cooperative, gli imprenditori edili, il settore agricolo. Una iniziativa unitaria con l’obiettivo di dare un segnale politico, chiaro e forte.

Questo rappresenta il manifesto sottoscritto dalle organizzazione a conclusione dei lavori. Un manifesto che riassume le ragioni del sostegno al rilancio degli investimenti infrastrutturali e alle grandi opere strategiche per l’Europa e, in particolare, elenca i motivi di sostegno alla Torino-Lione.

In 3mila hanno partecipato all’appuntamento organizzato nelle ex Officine Grandi Riparazioni, una dozzina le sigle che hanno contribuito alla mobilitazione, sigle a cui si sono aggiunte anche Confetra, Federazione del Mare e Claai, in rappresentanza di oltre 3 milioni di imprese e di oltre i due terzi del Pil nazionale, per dire che le infrastrutture sono un volano dello sviluppo e che la manovra al vaglio dell’attuale Governo non fa abbastanza per sostenere la crescita e gli investimenti. È in quest’ottica che la Tav diventa un simbolo, per parlare anche di Terzo valico, di Pedemontana, di competitività, di sistema porti, di logistica, come fanno i protagonisti della manifestazione di Torino.

«Se siamo qui è perché la nostra pazienza è quasi limite» ha detto il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. «Se siamo qui tra artigiani, commercianti, cooperative, industriali, qualcuno si dovrebbe chiedere perché» ha aggiunto Boccia, che ha parlato nel suo intervento di una emergenza, «evitare la procedura di infrazione messa in campo dall’Unione europea», e di una priorità, «le misure a sostegno della crescita e degli investimenti», puntando il dito contro quello che definisce un depotenziamento del piano Industria 4.0.